Allerta risparmio: ecco la lista delle banche italiane più fragili secondo le stime europee

Dai risultati più recenti degli stress test bancari europei condotti dall’Autorità Bancaria Europea (EBA) nel 2025, emerge una situazione di notevole solidità per gli istituti italiani. Il sistema bancario italiano si è infatti distinto in modo positivo rispetto ai principali concorrenti europei—come Francia, Germania e Spagna—rivelando una robustezza anche nello scenario avverso ipotizzato dagli organismi di controllo. Tuttavia, alcuni fattori di vulnerabilità strutturale non vanno sottovalutati e rappresentano elementi da monitorare attentamente riguardo la tutela del risparmio dei cittadini.

Percorso e criteri dello stress test europeo

Gli stress test sono uno strumento fondamentale per valutare la capacità delle banche europee di resistere a gravi sconvolgimenti economici come guerre, crisi geopolitiche simultanee e recessioni profonde. Questi test vengono eseguiti con cadenza regolare e, nella sessione del 2025, hanno coinvolto 64 grandi gruppi bancari europei che coprono all’incirca il 75% degli attivi bancari continentali. Per l’Italia, sono stati esaminati direttamente Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banco BPM e il gruppo Iccrea.

Il principale indicatore osservato è il Common Equity Tier 1 ratio (CET1), una misura della solidità patrimoniale delle banche, calcolata come il rapporto tra il capitale ordinario versato della banca e le sue attività ponderate in base al rischio. L’analisi della EBA prevede un confronto tra il valore di partenza del CET1 a fine del 2024 e quello atteso a fine 2027 nel caso si verifichi uno scenario avverso pesante.

Risultati delle banche italiane: resilienza e robustezza

Nel confronto internazionale, le banche italiane sono riuscite a posizionarsi tra quelle più resilienti. Secondo i risultati divulgati, la flessione media del CET1 europeo è stata di circa 370 punti base, pari a una diminuzione dal 15,8% al 12,1% nello scenario più duro. La perdita attesa su scala europea si attesta a circa 547 miliardi di euro; valore tuttavia inferiore rispetto ai test precedenti e senza nessuna banca che scenda sotto i minimi regolamentari fissati dal processo SREP (Supervisory Review and Evaluation Process).

Gli istituti italiani sottoposti direttamente allo stress test—Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banco BPM e Iccrea—hanno dimostrato una tenuta superiore rispetto alle principali banche di altri paesi europei. Nessuna di loro evidenzia situazioni di fragilità patrimoniale tali da destare preoccupazione immediata per la sicurezza dei depositi. Questo risultato è frutto sia dei rafforzamenti patrimoniali degli ultimi anni sia di una politica di gestione del rischio più cauta, con una significativa pulizia degli attivi deteriorati e piani di gestione prudenziale ormai stabili.

Fattori di rischio e vulnerabilità degli istituti italiani

Anche in questo quadro rassicurante, permangono alcune aree di vulnerabilità strutturale che rendono il sistema italiano leggermente più esposto in caso di crisi gravi rispetto ad altri mercati.

  • Redditività strutturale debole: Il ROE (Return on Equity) medio delle banche europee, inclusi gli istituti italiani, si aggira attorno all’8%, sensibilmente inferiore rispetto al 12% degli istituti statunitensi. Questo margine limitato le rende più vulnerabili agli shock economici e ai mutamenti nei tassi d’interesse.
  • Esposizione al ciclo economico: Le banche italiane sono fortemente sbilanciate sul comparto retail e sui prestiti all’economia reale interna, il che le rende molto sensibili alle recessioni del mercato domestico. Se l’economia rallenta, aumentano le insolvenze e crescono i crediti deteriorati, incidendo direttamente sulla solidità patrimoniale.
  • Rischio regolatorio futuro: L’introduzione di requisiti più stringenti sulla solidità patrimoniale (Basilea IV) e la prospettiva di una diminuzione dei tassi di interesse da parte della BCE, attesa nel breve termine, rappresentano minacce ai margini di profitto e alla capacità di accantonamento degli istituti italiani.

Nonostante questi fattori, dalla simulazione EBA 2025 risulta che nessuna banca italiana monitorata risulta “fragile” nel senso tecnico di rischio immediato di crisi o fallimento; la lista delle “più fragili” secondo le stime europee, al momento, non vede istituti italiani in posizioni di allarme o con indicatori patrimoniali al di sotto della soglia.

Controlli e vigilanza del sistema bancario italiano

Il sistema di vigilanza bancaria italiano si basa su una stretta collaborazione tra la Banca Centrale Europea (BCE) e la Banca d’Italia. Le banche di rilievo nazionale sono sottoposte a sorveglianza diretta della BCE, mentre la supervisione delle banche di dimensioni minori è affidata a Bankitalia, seguendo linee guida comuni (vigilanza bancaria). Tramite attività ispettive, richieste di documentazione e l’esecuzione periodica di stress test, si verifica il rispetto delle regole prudenziali e la tempestiva adozione di misure correttive nei casi di criticità.

Per quanto riguarda le banche più piccole o mutualistiche (es. BCC), la valutazione della loro solidità si basa sia su indicatori interni di rischio sia su fonti esterne e sistemi di rating affidabili. Tuttavia, le criticità individuali di qualche piccolo istituto non sono considerate sistemiche e vengono gestite tramite interventi mirati che non impattano la fiducia complessiva nel sistema.

Consigli pratici per i risparmiatori

Pur in presenza di una situazione più solida rispetto al passato, è essenziale che i cittadini continuino a vigilare sulla scelta delle proprie banche di riferimento. Ecco alcuni suggerimenti fondamentali:

  • Preferire istituzioni di grandi dimensioni, che siano regolarmente monitorate dagli organismi europei e abbiano una storia di affidabilità consolidata.
  • Controllare periodicamente gli indicatori di solidità patrimoniale (come il CET1), disponibili sui bilanci pubblicati e sui siti istituzionali dei vari gruppi bancari.
  • Ricordare che in Italia il sistema di garanzia dei depositi tutela i risparmiatori fino a 100.000 euro per conto corrente e per ciascuna banca.
  • Mantenere la diversificazione degli investimenti evitando di concentrare tutti i risparmi su un unico istituto, soprattutto se di piccola dimensione.

In conclusione, nessuna banca italiana di rilievo figura oggi tra le più fragili d’Europa secondo le stime e i parametri tecnici della EBA. Resta però indispensabile continuare a monitorare i segnali di vulnerabilità emersi, soprattutto alla luce delle sfide macroeconomiche e dei cambiamenti regolatori imminenti. Il panorama attuale evidenzia uno scenario più positivo rispetto al passato, ma la prudenza individuale e una corretta informazione continueranno a essere fattori chiave per la salvaguardia del proprio patrimonio e della fiducia nel sistema bancario nazionale.

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